Ho approfittato della recente pubblicazione della Mondadori, nella collana Urania 70 anni di futuro per leggere, per la prima volta, Snow Crash di Neal Stephenson. Meglio tardi che mai… Al primo impatto sono rimasta stupita e piacevolmente meravigliata della intuizione dell’autore, che ricordiamo oltre ad inventare il Metaverso e gli Avatar ne ha inventato anche i nomi. Stephenson scrive nel 1992, quando il Web era agli albori e i personal computer erano accessibili a pochi utenti privati. Ricordo giochini su piattaforme bidimensionali, computer enormi con minime capacità che ora farebbero ridere uno smartphone ad uso terza età.
Anticipò il Metaverso di almeno dieci anni, Second Life il mondo virtuale che ancora esiste in rete e credo fosse il primo, fu lanciato nel 2003. Il suo Mondo Alternativo, costruito dagli Hacker, quelli che adesso sarebbero gli sviluppatori e e i programmatori, è una lunghissima strada di 65.536 chilometri ai lati della quale si trovano gli edifici, le case, i parchi e quant’altro forma una città, una città lineare (concetto poi ripreso da Paul Di Filippo nel suo bel romanzo breve Un anno nella città lineare) abitata da Avatar rigorosamente divisi in classi: i ricchi che utilizzando in Real Life computer potenti hanno corpi ben definiti ed espressivi e i poveri che loggandosi da internet point di basso livello hanno Avatar in bianco e nero.
Per contro l’ America reale è una miriade di piccole e piccolissime enclave in franchising governate da grandi compagnie come ad esempio la Mafia che qui è descritta ne più ne meno come una consolidata società di affari e il governo degli Stati Uniti è ridotto ad una misera porzione di territorio che sopravvive di burocrazia e inganni. Nonostante le condizioni disastrate della società americana le tecnologia è al massimo livello: I.A. e cyberanimali quasi senzienti, skateboard nucleari a bordo dei quali Korrieri in tuta dai mille gadget trasportano pizza e merci da un’enclave all’altra.
Tra il giallo e la fantascienza fila la trama di un romanzo stupefacente ancora “moderno” nonostante i trent’anni passati. Molto interessante poi la parte dove Stephenson parla di linguistica con molte citazioni da Bibbia e testi Sumeri rendendo questo filone della storia parte indispensabile alla comprensione della trama.
Snow Crash di Neal Stephenson 2022 (1992) Mondadori/Gazzetta dello Sport – copertina di Franco Brambilla, traduzione di Paola Bertante. Urania 70Anni di futuro n. 23, € 6,99 – pagg. 587
