-Me la racconti una storia? –
-Sì, piccola mia ti racconterò di quando Pam e il suo amico Bruno si persero nell’Altrove.- La bambina sgrana gli occhi incredula. – Pam si perse? Ma…ma… come? Pam è una Guardiana, non si perde mai! – Sorride la mamma, le rimbocca le coperte e la bacia sulla fronte poi si siede accanto al letto e per un attimo si perde a fissare fuori della finestra i colori sbiaditi del cielo al crepuscolo mentre raccoglie i fili della storia che sta per narrare.
Il cielo cominciava a imbrunirsi e ancora erano in giardino a giocare a nascondino. Il ragazzo, alto per i suoi quattordici anni, con le magre gambe che spuntavano dai calzoncini corti stava appoggiato ad un tronco e con gli occhi chiusi contava lentamente. Roby, di un paio di anni più piccola, si era nascosta dietro un folto cespuglio mentre Pam, la sua gemella, stava ancora correndo intorno per cercare un posto adatto, ben attenta a non graffiarsi le braccia nude e a non sporcarsi il vestitino. Dalla veranda giunse il richiamo della Tata:
– Rientrate in casa, vostro padre sta per tornare! – Pam si bloccò. Aveva un che di minaccioso quel grido; si guardò le ginocchia e le gambe: niente lividi o graffi, il vestito era ancora abbastanza pulito e i capelli… be’ quelli se li sarebbe fatti pettinare dalla Tata prima di cena!
Intanto Roby si stava affrettando verso casa, dimentica del gioco e dei compagni, ubbidiente come sempre. Pam fece una linguaccia alla sorella e si girò verso Bruno. Il ragazzo aveva smesso di contare e stava camminando verso di lei con il suo passo dinoccolato e un po’ spavaldo quando si fermò a fissare qualcosa dietro le spalle di Pam.
– Guarda Pam, cos’è quello? – le chiese indicando col dito. Pam si voltò e vide a qualche metro di distanza uno scintillio che sembrava la cornice di un portone, come se centinaia di lucciole si fossero messe in fila a formare un grande arco.
Incuriosita si avvicinò per toccare quella strana cosa che a volte tremolava e a volte brillava, fece un passo, poi un altro e all’improvviso Pam non fu più lì.
– Pam! -gridò Bruno e subito in due salti si gettò attraverso il portale luminoso dove era sparita la sua amichetta
– Dove siamo, Bru?
– Non lo so, ti sono corso dietro e appena sono passato attraverso le luci sono caduto, mi sembrava per ore, e poi sono arrivato addosso a te.
– Ma qui fa freddo! -disse la ragazzina – Questo posto non lo conosco, non siamo a casa vero?-
– No, Pam. Credo di no, ma ti riporterò a casa, il passaggio deve stare da queste parti – la rassicura Bruno più incuriosito che spaventato dall’avventura che stanno correndo.
Pam si sfrega le braccia con le mani per scaldarsi poi si tira in piedi e si guarda intorno, il buio si fa sempre più fitto via via che la nuvolaglia si addensa nel cielo crepuscolare. Bruno la prende per mano e quella calda presenza rinfrancante la rende impavida e curiosa, prima di tornare vuole vedere com’è un bosco di notte per poi raccontarlo alla sua sorellina tanto ubbidiente e noiosa. Lo guarda negli occhi, lui risponde al suo sguardo interrogativo, si capiscono al volo e con una allegra risata si incamminano seguendo il sentiero.
– Guarda Bru! La luna, come è grande! E le stelle! Quante ce ne sono e come brillano! –
– Io da grande andrò sulle stelle – dice lui sicuro – avrò una astronave mia e combatterò contro i pirati spaziali. – poi ci ripensa – e ti porterò con me a farmi da navigatore.
– Io da grande… non lo so… mio Padre dice che dovrò fare il medico come lui, e anche mia sorella sarà medico. – fa una smorfia di disappunto pensando che avrà gli odori pungenti dell’ospedale al posto della luce delle stelle in compagnia del suo amico. Il sentiero intanto s’è fatto più impervio, sassi nascosti rotolano sotto i loro piedi cercando di farli cadere, le lunghe fruste spinose dei rovi graffiano braccia e gambe, i due ragazzi incuranti di ogni cosa vanno avanti, spintidall’incoscienza e dalla sete di conoscenza cercando di capire quel mondo strano, alieno e distante dalle case calde e dalle ricche tavole. A volte uccelli notturni dal volo silenzioso li sfiorano per un istante, occhi gialli lampeggiano nell’oscurità, stridii e brontolii bucano il silenzio della notte o un fruscio di foglie li fa voltare a cercare di vedere cosa o chi è passato lì vicino.
Sono senza paura i due ragazzi, lui le tiene la mano stretta nella propria, protettivo e sicuro di sé, lei baldanzosa e certa che nulla può farle del male quando è in sua compagnia a volte lo tira per portarlo a vedere un albero sconosciuto o un cespuglio strano, a volte lo frena fermandosi a togliere sassolini dalla scarpetta ormai inzaccherata e scorticata.
Dopo un lungo gironzolare però la fame e il sonno li vincono, la notte è ancora fonda e l’aria s’è fatta ancora più umida e fredda.
– Torniamo indietro? – chiede Pam
– Si, meglio… qui non c’è molto di interessante e poi sta per piovere – le risponde lui, soddisfatto che la richiesta sia partita da lei.
– Da dove siamo venuti Bru?
– Di qua, Pam. Riconosco quella roccia a forma di orso accovacciato.- Così dicendo si avvia nella direzione che a lui sembra giusta, con Pam sempre fiduciosamente attaccata alla sua mano. Quando sono a pochi passi dalla roccia d’improvviso la pietra prende vita e si scrolla, come un cane quando si risveglia. Un essere enorme e dalle pericolose zanne aguzze si erge in tutta la sua grandezza alzando il muso verso il cielo e annusando l’aria tutto in giro. I due ragazzi si bloccano atterriti, la bestia è gigantesca e paurosa e loro sono lontani da casa, soli e senza possibilità di difesa.
D’impulso Bru si mette davanti alla sua amica per proteggerla e le sussurra:
– Scappa Pam. Scappa veloce come il vento! – Poi senza aspettare raccoglie delle pietre da terra e indietreggia cercando di non fare rumore. Ma Pam ha visto il suo gesto ed anche lei ha raccolto sassi! Il rumore di uno stecco spezzato dal piede di Bruno fa voltare lentamente la bestia che si accorge dei due e con un ruggito di vittoria di avvicina loro con gli artigli sfoderati e le fauci spalancate. Una gragnola di pietre e sassi colpisce la bestia che infuriata balza avanti e con una zampata getta a terra il ragazzo ferendolo al torace con gli artigli lunghi e acuminati.
Bruno cadendo si rotola per sottrarsi all’animale e nonostante il dolore al petto, si allontana carponi gridando:
– È cieco, Pam non ci vede! Ha solo l’udito e il fiuto per trovarci, ma è troppo grosso e lento per prenderti, scappa via! -La ragazzina intanto s’è fatta vicina al suo amico, senza pensarci due volte lo tira in piedi e sorreggendolo a fatica lo obbliga quasi a correre via dal bestione urlante.
Corrono e corrono fino a che il respiro è una lama che taglia nel petto, fino a che le gambe doloranti cedono e i due cadono pesantemente a terra col fiato corto e gli occhi annebbiati. Pam dopo pochi attimi si mette seduta accanto all’amico e con dolcezza gli toglie la mano sporca di sangue dal torace per controllare la ferita. Da quattro lunghi graffi trasversali sul petto di Bruno gocciola sangue che scende a sporcargli quel che resta della camicia stracciata e i calzoncini, Pam si alza la gonnellina e toglie la sottoveste di cotone e con quella tampona e pulisce la ferita del suo amico, poi incapace di fare altro per lui lo abbraccia e lo tiene stretto sul cuore senza permettersi nemmeno una lacrima. La notte sta per lasciare il Mondo e un vago chiarore si sta affacciando ad est.
La notte stava per finire e il suo turno anche. Il giovane Guardiano avvolto nel suo nero mantello, col cappuccio ben tirato sul viso – solo i verdi limpidi occhi erano visibili – decise che aveva tempo di fare un ultimo giro nella foresta prima di tornare alla base. Era un ragazzo alto, snello e agile, inguainato nella scura divisa dalle strette bande rosse che indicavano il suo grado di avventizio, solo da poco aveva passato i venti anni: un Parsifal puro e incontaminato, entusiasta ed energico.
Gli stivali scricchiolavano calpestando le foglie e i rami secchi e Nico procedeva con la sicurezza del giusto, senza paura e col cuore che cantava.
Procedendo nel suo giro di perlustrazione si avvide di uno scintillio leggero e delicato, conosceva quel fenomeno: era un Portale, un passaggio verso un altro Mondo ma in quel particolare bosco non dovevano essercene. Si avviò verso la tremolante luminescenza quando d’improvviso un ruggito lontano catturò la sua attenzione, la Bestia aveva trovato la sua preda. Senza particolare fretta si avviò nella direzione dalla quale era partito il rumore per controllare cosa stesse accadendo. Forse dal portale era uscito un animale e si era imbattuto nel signore del bosco, la nera Bestia che aveva poc’anzi gridato o forse… forse era un essere umano, allungò il passo lievemente preoccupato.
Bruno, stremato dalla perdita di sangue ha quasi perso conoscenza, Pam lo tiene stretto al petto sussurrandogli parole di conforto quando con uno schianto i cespugli si aprono e la Bestia cieca e furibonda ululando si erge sopra i due ragazzini. Bruno, con gli occhi appannati e quasi privo di forze cerca di alzarsi per difendere la sua amica ma Pam lo tiene a terra e si getta su di lui per proteggerlo, l’animale sta per avventarsi su di loro quando emette un lancinante urlo di dolore e cade rotolandosi sull’erba bagnata avvolto da fiamme azzurre che gli stanno bruciando la pelliccia e mordendo le carni.
Pam col cuore che batte all’impazzata, alza il viso e cerca di vedere chi o cosa ha ferito a morte la bestia e nel lucore dell’incipiente alba vede stagliarsi una nera figura avvolta in un mantello con cappuccio che la ricopre tutta, solo il lampo di due occhi verdi chiari come le gemme a primavera buca la nera forma fumosa della persona che li ha salvati.
– Cosa ci fate qui voi due? – la voce è calda, morbida e amichevole e Pam si alza e si avvicina senza timore:
– Chi sei tu, signore? –
– Sono un guardiano – risponde con l’orgoglio dei novizi il giovane, poi si abbassa il cappuccio mostrando il volto dai tratti decisi e regolari. – e questo non è il posto per voi, vi riporterò nel vostro Mondo prima che il portale dal quale siete arrivati si richiuda.
-Il mio amico è ferito, non può camminare, sign… Guardiano. – lo avvisa la ragazzina e si scosta per mostrargli Bruno, ancora disteso a terra e con gli occhi appannati. Un lampo di pietà attraversa il volto del giovane, si inginocchia accanto al ragazzo e la sua mano, quella stessa mano che con un gesto aveva incenerito la Bestia sfiora con delicatezza il petto di Bruno, le dita seguono i graffi sanguinanti e al loro passaggio la carne si risana lasciando solo una rosea cicatrice.
Pam segue il suo gesto con gli occhi spalancati, solo ora intimorita dal prodigio della guarigione, poi alza lo sguardo verso Nico e i suoi penetranti occhi nocciola lo scrutano in profondità, poi soddisfatta dalla bontà di ciò che ha visto gli sorride e gli chiede: – Portaci a casa Guardiano, per favore.-
La strada del ritorno è lunga, silenziosi i due ragazzi seguono il nero mantello svolazzante nell’aria gelida tenendosi per mano. Pam ha il vestitino sporco e stracciato, lividi e graffi su ogni centimetro di pelle, tra i capelli scarmigliati si sono impigliati piccoli stecchi e foglie secche. Verrà punita al suo ritorno a casa, forse le sarà vietato di uscire per un secolo o più ma non le importa. Quello che le importa è di aver vissuto questa avventura, essere stata ‘Altrove’ ed essere stata salvata da un Eroe col mantello nero e dagli occhi verdi come le gemme in primavera. Sono arrivati al Portale ora; le tremolanti lucciole aliene disegnano la sua forma debolmente luminescente, è il momento di passare dall’altra parte. Bruno saluta il suo salvatore e gli stringe la mano quindi passa il confine. Pam guarda il giovane con occhi pieni di ammirazione con aria spavalda gli chiede:
– Io sono Pam, qual è il tuo nome? –
– Mi chiamano Nico, piccola –
– Nico… da grande io sarò una Guardiana!| -Poi si volta e con determinazione lascia l’Altrove.